Quando si chiede alla maggior parte di noi di considerare la sofferenza degli Animali che usiamo a nostro piacimento e darle la giusta importanza, che implicherebbe l'immediata cessazione di qualsiasi attività che implichi la sofferenza e la morte dei suddetti Animali (senza limiti di specie), si mette in atto una collisione morale: la morale insensata corrente che considera immorale solamente ciò che può arrecare danno alla specie umana (con molte riserve, poiché e fin troppo facile trovare eccezioni appena ci si sposta di ceto, colore della pelle o genere), e la morale che non ammette deroghe, perché la sofferenza è uguale per tutti, è interspecifica, ed a maggior ragione è inammissibile in contesti sociali in cui non si rende affatto necessaria (99,9% dei casi) per questioni di sopravvivenza. Si tratta di un concetto ben noto, chiamato dissociazione cognitiva. È una barriera che ergiamo tra noi e "l'altro" per giustificare il nostro comportamento, anche quando questo comportamento è deleterio, quando non fatale, persino per noi stessi.
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