Con un suo
bellissimo post, Ross, sul suo blog Attaccabottone, mi ha fatto
conoscere questo poeta attraverso questa bellissima poesia, che parla d’amore
ed uguaglianza; e comprensione ed empatia.
Grazie Ross.
Non sono straniero, di Rafael Amor

perchè sono nato lontano
o perchè ha un nome diverso la terra da dove vengo.
Non mi chiamare straniero
perchè un altro seno o linguaggio dei racconti
accudì la mia infanzia.
Non mi chiamare straniero
se nell'amore di una madre abbiamo sperimentato
la stessa luce nel canto e nel bacio
con cui sognano allo stesso modo le madri contro il loro petto.
Non mi chiamare straniero
e non pensare da dove vengo,
meglio sapere dove andiamo, dove ci porta il tempo.
Non mi chiamare straniero
perchè il tuo pane e il tuo fuoco calmano la mia fame e il mio freddo
e mi ripara il tuo tetto.
Non mi chiamare straniero,
il tuo grano è come il mio grano, la tua mano come la mia,
il tuo fuoco come il mio fuoco,
e la fame non avvisa mai, vive cambiando padrone.
E mi chiami straniero
perchè mi ha portato qui un viaggio,
perchè sono nato in un altro paese,
perchè conosco altri mari e salpai un giorno da un altro porto,
ma sempre sono uguali al momento dell'addio
i fazzoletti e le pupille confuse di chi lasciamo lontano,
gli amici che ci chiamano per nome,
e sono le stesse preghiere e l'amore
di colei che sogna il giorno del ritorno.
Non mi chiamare straniero,
portiamo lo stesso grido,
la stessa vecchia stanchezza
che viene trascinando l'uomo dall'inizio dei tempi,
quando non esistevano frontiere,
prima che venissero loro,
quelli che mentono, che vendono i nostri sogni,
quelli che inventarono un giorno questa parola: straniero.
Non mi chiamare straniero che è una parola triste,
è una parola gelata, ha il puzzo dell'oblio e dell'esilio.
Non mi chiamare straniero,
guarda tuo figlio e il mio come corrono mano nella mano
fino alla fine del sentiero!
Non mi chiamare straniero,
non conosco la lingua, i limiti, le bandiere;
guardali, vanno verso il cielo con un sorriso,
colomba che li unisce nel volo.
Non mi chiamare straniero,
pensa a tuo fratello e al mio,
il corpo pieno di pallottole che bacia di morte il suolo.
Non erano stranieri, si conoscevano da sempre,
per la libertà eterna, ugualmente liberi morirono.
Non mi chiamare straniero,
guardami bene negli occhi
molto più in là dell'odio, dell'egoismo e della paura.
E vedrai che sono un uomo.
Non posso essere straniero!
Bellissima, te l'ho rubata, poi ho scoperto che è un a canzone. Ti posto il link, se vuoi ascoltarla:
RispondiEliminahttp://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=15933&lang=it
Ticer in giallo
Te ne ringrazio, l'ho ascoltata con godimento.
RispondiEliminaAncora oggi questo è un messaggio che andrebbe ripetuto di continuo; così, tanto per ricordare anche ai più "smemorati" che siamo uomini e donne.
Oggi ahimè li chiamano CLANDESTINI, che parola bruttissima...
RispondiEliminaTi rubo la poesia posso? La metto sul blog...