La Costituzione Italiana, Art. 3 : Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
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domenica 3 aprile 2011

Lavoro, immigrazione & finanza


Leggendo su un blog, un commento mi ha suggerito una prospettiva che ci induce a pensare in che maniera possano le grandi aziende comprimere i diritti senza che nessuno, a parte i lavoratori e CGIL, un sindacato su 3 dei più importanti, abbia da ridire. A parer mio, il fatto  che ci sia un numero crescente di immigrati che cercano di venire a lavorare da noi, è strumentalizzato a scopi propagandistici, ma non rappresenta un dato negativo sul fronte lavorativo; il governo ha la parte più grande di responsabilità se non c'è una regolamentazione vera nel settore che impedisca alle aziende di delocalizzare impoverendo lo Stato, ed usando sostanzialmente questa minaccia a scopo contrattuale. Oltretutto non capisco come si possano usare gli immigrati per comprimere i salari. Nel mio settore (commercio) ad esempio, si è usata la scusa della crisi dei consumi per giustificare una recessione dei diritti ed un rallentamento molto significativo dell'incremento salariale; tutto ciò a fronte di un'espansione continua e crescente delle aziende operanti nel settore, che non giustifica, quindi, questa presa di posizione: se non vuoi aumentare adeguatamente i salari perché c'è crisi, come mai costruisci di sana pianta un centro commerciale dopo l'altro? Il quadro risulta semplice in un'ottica di incremento del fatturato che non tiene conto di alcuna politica del lavoro, grazie anche al ministro Sacconi, perfettamente immobile di fronte al problema, e schierato, assieme a sindacati compiacenti, dalla parte dei  padroni. Il problema, è evidente, è politico ancor prima che economico: siamo in balia della finanza, che fa soldi sui soldi senza produrre nulla, di conseguenza impoverendo lo Stato, cioè noi;  ed il fatto che la cosa sia legale è dovuto all'intreccio politico/affaristico che si è creato togliendo alla proprietà statale, cioè privatizzando, tutti quegli enti che prima garantivano una certa equità perché non avevano come scopo il profitto, a partire dal denaro, dandolo alle banche, le quali prima non ne erano proprietarie (il signoraggio ne è una nefasta conseguenza), ma che sta proseguendo con il tentativo, ad esempio, della distribuzione dell'acqua, ma che già ha segnato il nostro declino con la compagnia elettrica,  quelle del gas e telefoniche, e che ebbe inizio alla fine degli anni '80 col gesto sconsiderato di Margaret Thatcher di tramutare in azioni private il patrimonio di enti pubblici che fino ad allora aveva garantito a tutti una certa equità; subito preso ad esempio da tutto il mondo occidentale, a favore di un capitalismo sfrenato che ci sta portando verso il baratro.
Ecco dunque la rincorsa al ribasso del costo del lavoro, che non produrrà altro che un impoverimento progressivo dei ceti medi senza per questo intaccare minimamente i grandi gruppi, le multinazionali, che non dovranno fare altro che delocalizzare, ribassare. Ma fino a quando? A tutto c’è un limite.

mercoledì 2 marzo 2011

I “no” che aiuterebbero a crescere


Bob Kennedy - quelli come lui
li fanno fuori perché parlano così

Allora cominciamo. Dov’ero rimasto? Non lo so.
Ah! Le marce per i diritti dei lavoratori degli anni ’70. Lo statuto che sancisce un trattamento dignitoso per tutti i lavoratori; le lotte per conquistarlo con in prima linea i metalmeccanici che, a ben vedere, sono quelli che fanno il lavoro più duro. Anni di contrattazioni, intesa tra sindacati, compromessi con la controparte privata, la quale mai ha perso introiti a causa delle lotte; ha perso, semmai, solo un po’ del suo potere decisionale sulla vita dei suoi dipendenti. Ciò non toglie che possano aver continuato in speculazioni e ricatti, magari più in piccolo, perché le regole, finché si e stati uniti, erano più difficili da eludere.
Poi ricomincia un periodo un po’ più rilassato; il lavoro è merce preziosa, e quindi si trova sempre il modo di specularci sopra; il valore aggiunto di una professionalità raggiunta è gravemente minato alla base da una sempre improcrastinabile fame di crescita economica, infatti il problema della disoccupazione, anche se non grave come oggi, anche nei decenni scorsi era di non poco conto. Ma come mai le aziende devono, ogni anno, guadagnare più dell’anno precedente? Non potrebbero accontentarsi del guadagno normale, cioè la differenza che si ottiene vendendo un prodotto ad un prezzo più alto rispetto a quello che si è pagato per averlo, produrlo, progettarlo? Qua, io credo, entra in gioco la finanza, ovvero la sete di ricchezza privata. Già da anni, per ottenere l’inottenibile, si sono messi in opera comportamenti che, vuoi per la mancanza di una legislazione in materia che non lasci adito a dubbi, vuoi anche per la mancata applicazione di talune regole e/o leggi, verso le quali si è chiuso gli occhi - anche se spero che, piuttosto che questa seconda ipotesi, che riterrei più grave, si sia verificata la prima devastante eventualità - comportamenti, dicevo, che lentamente hanno eroso sempre più ampie aree professionali, pregiudicando anche la categoria imprenditoriale (mi riferisco a quella dell’artigianato, dei piccoli imprenditori e produttori) ma arrivando, anche se senza mai trascurarla del tutto, a minare gravemente la figura dell’operaio, dell’impiegato, del subordinato; il dipendente da 1000 euro al mese, insomma, che ormai è visto come un soggetto da spremere finché ce n’è. Siamo a questa fase a pieno titolo. Ormai i Contratti Collettivi Nazionali sono a firme separate per prassi: questo non perché, come qualcuno dice, c’è un sindacato su tre che dice sempre no; è vero il contrario, ovvero che gli altri sindacati, facendo prima la finta di proporre edulcoranti norme a favore dei lavoratori, poi accettano tutte le condizioni, anche gravemente lesive della dignità delle persone, che i privati, attraverso i loro sindacati di categoria, hanno minuziosamente stilato per spremere sangue dalla rapa che è il lavoratore dipendente. Il Governo tace; due, soprattutto due, tra i maggiori sindacati che comunque sono di minoranza, acconsentono. Chi sono i loro iscritti? Come mai non si svegliano per capire che stanno rubando il futuro anche a loro ed ai loro figli?
Ecco perché CGIL fa bene a dire no. Il rinnovo del Contratto Collettivo non può essere a senso unico, ed intaccare unicamente il salario ed i diritti di chi già percepisce uno stipendio al limite della soglia di povertà.

Cos’hanno da guadagnare CISL e UIL smettendo di fare quello per cui sono nate (difendere i lavoratori dipendenti)? Dichiarino anche loro di essere di parte: dalla parte dei privati; altre due organizzazioni sindacali che si vanno ad aggiungere alle oltre 20 che già curano gli interessi delle imprese a loro iscritte. Non ci sarebbe nulla di male se lo facessero; ma al contempo dovrebbero smettere di percepire la percentuale degli iscritti attraverso la busta paga, e che costituisce sicuramente un forte introito al quale, evidentemente, è difficile rinunciare.
L’attacco massiccio al tassello più debole della società è cominciato ormai da alcuni anni; e fa leva sulla divisione, sull’ignoranza, sulla paura. Paura di perdere il posto di lavoro; paura che è sempre più legittima anche grazie a questo tipo di contratti. E siamo al punto nevralgico del discorso. I sindacati asserviti in questo hanno il loro perché: agiscono per conto degli uni a favore degli altri; sono doppiogiochisti, e se vediamo chi sta perdendo questa partita, non possiamo non vedere chi la vince e quindi li possiede. Ecco la loro Ragion d’Essere. Cerchiamo di non cadere nel tranello che ci sventolano sotto al naso di un sindacato che dice sempre no; cerchiamo di guardare la cosa anche dal punto di vista di chi ci perde in questa contrattazione e ci accorgeremo che siamo in balia di chi dice sempre “sì” conducendoci a ritroso nel cammino di conquista dei diritti, collocandoci sempre più in fondo nella classifica dei paesi civili.

mercoledì 23 febbraio 2011

La trattativa


Questa foto si riferisce alle manifestazioni in occasione del fallito
rinnovo unitario del 2008, che si risolse, in parte,
 con il "patto per il lavoro" del giugno 2009.

Già da qualche mese è in atto la trattativa tra parti sociali ed imprenditoriali per il rinnovo del CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro) che comprende anche il commercio (T.D.S. = Terziario Distribuzione e  Servizi). Confcommercio, uno dei maggiori, se non il maggiore, sindacato dei commercianti privati, si è proposto, con il rinnovo, di modificare alcune norme ed alcuni diritti, ritenendo, a suo avviso, di migliorare sensibilmente il rapporto azienda/lavoratore, soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi della crisi economica globale, che ha investito gravemente l’Italia soprattutto a causa dell’immobilismo politico del governo, al quale tutti siamo concordi nell’attribuirgli una grave colpa, soprattutto nella figura del Ministro Sacconi che, direi, tiene in una situazione di soggezione i due sindacati di minoranza - FISASCAT e UILTUCS - i quali molto blandamente si preoccupano dell’enorme portata negativa, lesiva dei diritti fino a qui acquisiti, che avrebbe la nuova normativa, se introdotta, così come Confcommercio la propone. Ci si avvia, dunque, verso una fase simile a quella del 2008 che ha visto i due sindacati di minoranza arrivare alla firma del contratto estromettendo FILCAMS-CGIL, nonostante gli sforzi fatti per tenere unito il sindacato(*).
Certo è che le modifiche proposte da Confcommercio, sarebbero a vantaggio suo medesimo. Forti di una situazione che vede soprattutto svantaggiate le fasce più deboli della popolazione, questi signori non vorrebbero perdere l’occasione di cancellare in un colpo solo diversi diritti, o quantomeno ridimensionarli, senza preoccuparsi dell’enorme disagio sociale che ne comporterebbe.

Senza entrare troppo nel dettaglio, posso scrivere di alcune cose, che già da sole allarmano: riduzione delle ore di permesso retribuito (PR), la cancellazione di 2 giorni all’anno di ferie, il ridimensionamento degli scatti di anzianità dagli attuali 10 ogni 3 anni agli 8 ogni 4 anni (che suppongo comporterebbero un risparmio notevole su base annua in rapporto al numero di dipendenti, e che quindi si misurerebbe su ampia scala, comportando un reale vantaggio solo alle grandi imprese: in pratica chi più è ricco più si arricchirebbe se passasse la norma), l’allargamento, che definire improprio sarebbe eufemistico, del periodo di prova da 45 giorni a 75, che permetterebbe, come dice Filcams, e non ci sono ombre di dubbio perché non esisterà una norma o legge che lo vieta, di superare surrettiziamente il contratto a termine, in tutte quelle occasioni dove servirà personale, come ad esempio durante le festività natalizie o durante il periodo estivo nelle località turistiche! Questo è inaccettabile. Poi, ciliegina sulla torta, il ripristino delle 40 ore a parità di salario: anche nel resto d’Europa, proprio come misura anticrisi, si adottata una misura simile per  combatterla a fronte di un aumento della produttività (anche se poi non si traduce automaticamente in un aumento dei profitti), ma bisogna tener conto della portata salariale, e considerare che l’Italia, rispetto alla media europea, ha i salari più bassi del 30%, per cui è inaccettabile come soluzione perché andrebbe a penalizzare sempre gli stessi che già sono penalizzati ora: i lavoratori.

Si parla poi del lavoro domenicale e, più in generale, del lavoro festivo; si noti,innanzitutto, come il bacino d’utenza, non sia variato, ma sia semplicemente spalmato anche su quel giorno, costituendo, di fatto, un costo per l’azienda, piuttosto che un reale vantaggio, ed un costo anche per l’ambiente in quanto mobilita, anche in quel giorno, una massa di gente che piuttosto che fare acquisti si reca ad una vetrina, in un luogo che è diventato, nel giorno domenicale, più un ritrovo che un negozio, ed in questo persino la maggior parte delle aziende è concorde. Non si capisce dunque perché portare avanti questa idea della “domenica sempre aperto”, iniziativa che, tra l’altro, tradisce l’indicazione regionale sulle chiusure festive, con una rincorsa sistematica non degna di un paese civile.
Ma parliamo di ciò che succede nel resto d’Europa: il modello commerciale che noi stiamo rincorrendo ora era il modello europeo, francese, ad esempio, o tedesco, di alcuni decenni fa; già da diversi anni, proprio mentre noi rincorriamo il modello vecchio, in Europa ci si è resi conto che quello dei grossi centri commerciali fuori città non è un modello vincente, in quanto svuota la vita cittadina, quella dei centri abitati, siano essi città o paesi, limitando di fatto, o costringendo anche chi ne farebbe a meno,  anche lunghi spostamenti, spesso con la propria automobile, contribuendo sensibilmente anche all’inquinamento, oltre che costituire una spesa in termini di carburante.

Tutto questo uccide l’economia invece di aiutarla; dobbiamo riconquistare un impianto normativo e farlo rispettare ed, al contempo, rimettere in discussione il modello di sviluppo, perché quello che stiamo perseguendo adesso è un modello vecchio che è già stato rivisto e corretto nel resto d’Europa, ed è il sostanziale motivo per cui nuoce così ai lavoratori ed all’economia.
E comunque, se si vogliono certi servizi senza restrizioni, perché limitarli al commercio? Se fossero veramente così innovativi sarebbero da estendere agli uffici postali e agli sportelli bancari, ed a tutti gli uffici, comunali regionali ecc., ma questo non lo si è neppure proposto.
Sarebbe anche da approfondire il tema del collegato lavoro - proposto nel nuovo CCNL - che implicherebbe un aggravio della posizione giuridica del lavoratore, al quale sarebbe richiesto, al momento dell’assunzione, di firmare un documento nel quale si rinuncia di ricorrere al giudice in caso di controversia col datore di lavoro, al quale si anteporrebbe un arbitrato in sede privata; lascio immaginare le implicazioni in tema di diritti che avrebbe una simile eventualità.
Piangendo sempre miserie, chissà come, le catene più grandi, sia private che della cooperazione, continuano nell’espansione, aprendo continuamente nuovi centri commerciali, in barba alla crisi… Dov’è dunque questa crisi, se non scaricata in pratica completamente sulle spalle dei lavoratori, e solo in minima parte sulle piccole imprese? Certamente i grandi gruppi, con questi escamotage, di cui già il vecchio CCNL è pieno pur essendo migliore di quello in discussione, non sentono crisi. Eppure cavalcano l’onda della crisi!
Anche la cooperazione vorrebbe l’assimilazione al contratto del privato, con tutto quel che ne consegue; ma perché non chiede allora di essere equiparata, e quindi, di cancellare il contratto separato? Anche loro nel giro di pochi anni hanno aperto, solo in Romagna, ben 6 punti vendita, passando da 5 a 11.

Una nota di demerito a Mercatone Uno, che è riuscito ad istituire, senza che nessuno, a quanto pare, sollevasse l’obiezione di illegittimità (per usare un eufemismo), una nuova figura di lavoratore da mobbizzare: il S.I.N.P. - soggetti da denunciare (a cura dei colleghi) in quanto, a detta loro, influenzano negativamente il personale.  C’è da far notare che, nella totale indifferenza di gran parte dei lavoratori stessi (che senza strumenti non hanno di che valutare), questo fenomeno già si verifica in altre realtà del commercio, senza che ci sia alcun bisogno di attribuirgli una figura acronima, ma che non ha meno significato dal punto di vista dello svilimento della persona, nel violare quel precetto imprescindibile citato dalla Costituzione Italiana che ha, nella realizzazione e nel rispetto della persona un valore fondamentale. Il tutto mentre, nella quasi totale assenza di informazione, un altro colosso del commercio come Esselunga, straccia di fatto il contratto di secondo livello, stipulato appena nell’estate del 2010, costituendo un precedente gravissimo a danno dei lavoratori.

Ci mancherebbe solo che tutti ci recassimo a donare una sacca di sangue da destinare a Confcommercio per sancirne la sudditanza. Aprissero qualche punto vendita in meno e si accontentassero degli introiti da favola che già hanno!
In questo scenario quasi apocalittico si colloca la politica immobile del governo; e la mancanza di proposte e di prese di posizione da parte della sinistra di certo non aiuta.
Filcams dice NO a questo andamento della trattativa, dove le proposte di Confcommercio hanno un vantaggio univoco e che chiaramente non coincidono con il benessere ed il vantaggio di chi fa il lavoro, di chi, ogni giorno produce ricchezza; ricchezza che sempre più finisce ad uso dei “padroni” e sempre meno nel già povero portafogli di chi deve arrivare a fine mese con uno stipendio che è, di fatto, tra i più bassi d’Europa… Per arrivare all’ultimo posto, ci stanno lavorando!


(*note)
- Sarebbe il caso anche di far notare come, mentre negli ultimi mesi, con il caso Mirafiori, sia scoppiato il caso metalmeccanico, già da qualche anno il terziario sia investito da continui attacchi da parte di Confcommercio; ben prima del settore metalmeccanico, e senza alcun trampolino mediatico che disponesse la sua denuncia, i lavoratori del commercio hanno subito un’attuazione del  CCNL a firme separate nel 2008, con gravi ripercussioni sui lavoratori, e nonostante ciò la volontà di peggiorare la loro condizione permane e, anzi, si aggrava.

venerdì 13 agosto 2010

La follia. Da qui a L’Aquila.






M. Duglas - un giorno di ordinaria follia




Qualcuno dice: se non c'è lavoro non ci sono diritti (Bonanni[CISL] a Linea Notte. ndr). Parliamo di diritti.
Quindi adesso c'è lavoro e ci sono i diritti. Grazie agli accordi siglati da UIL e CISL che fanno un favore a Confindustria: i cattivoni della CGIL bastiancontrari a prescindere. Come mai, allora, tante persone sono sistematicamente non riassunte al terzo contratto a termine, in modo da proseguire il circolo vizioso di questi contratti trimestrali? Il diritto di essere precari. Non lo sa Bonanni che, mentre un lavoratore, anche se non è precario, conduce vita precaria con quei 1000 € (ma spesso anche meno se si parla di contratti part-time senza possibilità di trasformazione in tempo pieno) al mese, mentre i vertici aziendali hanno introiti da capogiro? E come giustifichiamo un intestardimento a voler continuare a produrre automobili, quando il mercato dell'auto è al collasso? Caro Bonanni! Pensando di fare il bene dei lavoratori fa l'interesse delle aziende: delocalizzeranno comunque! Anche con questi accordi che privilegiano le aziende il vantaggio che esse avranno a spostarsi nell'est Europa sarà incomparabile! Vale la pena essere schiavi in patria per un piatto di lenticchie?
Siamo ridotti che anche i lavoratori, a maggioranza, pur di inseguire un miraggio, vanno contro se stessi.
Si guarda al proprio misero interesse (si, perché nel nostro caso di lavoratori dipendenti, l'interesse è veramente misero), ed appena lo si ottiene ci si dimentica delle altre persone. Quelle che non hanno ottenuto un bel niente! Che sono la stragrande maggioranza. Io mi chiedo dove sia la civiltà in tutto questo. Come quei pochi aquilani che, avuto quel che di diritto spetterebbe a tutti, si dimenticano dei loro concittadini, compaesani che a migliaia sono ancora nelle tendopoli praticamente ignorati dai media.
foto trovata su Google digitando "follia"
Solo a tarda notte, in un documentario su rai3, se ne parla con profondità. Facendo ascoltare anche le campane stonate di quelli che, ottenuto un zuccherino, si sono subito schierati dalla parte del ducetto di Arcore.

È Proprio vero: non c'è discernimento nel dolore. Ci si aggrappa a tutto pur di continuare a respirare; ed ognuno vede il proprio dolore come peggiore rispetto a quello degli altri. Per questo c'è bisogno di persone che vedano la realtà obbiettivamente; persone che non hanno interesse che le cosano vadano in un verso o nell'altro; persone che abbiano un alto senso morale e che facciano il loro lavoro nel reale interesse della gente che fa parte della classe sociale più debole… Ma tanto Bonanni non mi leggerà mai!
E pensare che la classe operaia è la più numerosa e importante forza di una Nazione!
Ecco allora che le notizie sono monopolizzate da vicende interne dei nostri sfruttatori, che a ben vedere distraggono dai reali problemi; ormai non ha importanza chi ha fatto cosa: bisogna mandarli a casa perché sono incompetenti alla guida di un Paese. Lavorano per loro stessi.
E mentre noi ci scanniamo per un tozzo di pane loro sguazzano nel lusso a nostre spese. Ma su una cosa Bonanni ha ragione: i sindacati sono diventati come partiti politici, solo che CISL e UIL non fanno eccezione.
Al livello di sfruttamento che stiamo raggiungendo nel nostro illuminato Paese, com'è possibile non tacciare di condotta antisindacale tutte quelle aziende che, di fatto, impediscono con azioni anche spesso palesi , l'entrata del sindacato in esse?!?
Al livello di condotta antisindacale al quale siamo oggi (non presso tutte le aziende, ma, comunque sia, troppe!) si rende necessaria una norma che obblighi l'entrata del sindacato, anche a titolo gratuito, per impedire ai datori di lavoro, che spesso sono multinazionali che fanno capo a misteriosissimi proprietari, irrintracciabili, di esercitare un potere sulla vita delle persone che le rende completamente asservite al lavoro: schiavi moderni.
Ricordiamolo: la schiavitù è stata abolita. Facciamo che lo sia anche nei fatti, oltre che sulla carta.
Dove sono i diritti che qualcuno vuole legati al lavoro, se poi il lavoro ti rende schiavo e neppure ti rende accettabile la vita almeno dal punto di vista economico? Che fine ha fatto il proverbiale "ghe pensi mi" del Presidente del Consiglio, che vede ormai sfaldarsi la sua maggioranza di merda, non avendo mai fatto altro che operazioni di facciata? Speriamo di svegliarci presto da questo incubo di massa, che vede, da una parte, gente contenta di essere menata per il naso, e dall'altra gente che studia solo maniere per menare per il naso i primi sempre in maniera nuova e paradossale, contando sull'elemento sorpresa ed ancor di più sullo scarso o inesistente senso critico. Un esempio eclatante l'ho scoperto recentemente su questo blog che ha molto a cuore questo argomento, e che ringrazio di fare informazione.

venerdì 14 maggio 2010

Quando il lavoro si fa duro


Questo prologo ha poco a che fare col post: portiamo pazienza! Sempre di lavoro (in questo caso mal fatto, o non fatto del tutto) si tratta. Volevo solo esternare il mio stupore ed affermare che sentire taluni che si riempiono la bocca con frasi tipo "se vuoi fare il politico lo devi fare con l'intenzione di risolvere i problemi del paese", e sto parlando di Lupi, mi fa venire la nausea. Ma anche Dalema non è da meno, con la sua denuncia che sono sedici anni che la politica litiga invece di risolverli, i problemi... E li crea, aggiungo io, li aggrava. La mia è solo una considerazione.
Ma come si fa a non vergognarsi, con un "leader" che si presenta pieno di fard in viso come fosse di plastica, con i capelli impossibili di un bambolotto, che predica amore praticando odio, che dice una cosa ed un minuto dopo l'opposto quando non un'altra cosa proprio. Ed i Dalema, i Veltroni, i Fassino, Violante & Co. che continuano il loro appoggio malamente paludato. Ma chi è sta gente? Sono loro che devono fare il bene del paese? E quando, di grazia?

Questa settimana è stata densa di avvenimenti, che, nel mio piccolo, significano rogne. Domenica, costretto a lavorare, ho dovuto misurarmi con un "signore", che, credendo bene di venire a rompere i coglioni la domenica, per comprare quattro cazzate, si è sentito in dovere di dirmi che non sono adatto al lavoro che svolgo; questo, dopo essermi a lui rivolto in maniera cortese affinché si comportasse in maniera consona all'ambiente in cui si trovava, non voglio troppo entrare nel dettaglio.
Rivolgendosi a me, con aria di sfida, questo sessantenne con al seguito un'anziana su sedia a rotelle, dopo avermi apostrofato, ha anche insinuato che lo avevo - per così dire - redarguito, proprio perché era insieme alla signora disabile... Cosa assurda, dirà qualcuno. Esatto.
Fatto sta che non ci ho visto più; mi è andata giù la catena, come diciamo dalle mie parti: ho cominciato ad urlargli in faccia che "è un maleducato, che deve vergognarsi di mancare di rispetto ad una persona che sta lavorando, e che se c'è uno che è fuori posto questo è proprio lui, e quindi di pagare i suoi € 4,75 e di togliersi velocemente dai coglioni che non ho tempo da perdere" vista la fila di decine di persone che devo servire. Sto svolgendo un servizio, cazzo! Non sono però servo di nessuno!
Basta una persona così per rovinarmi la giornata... Se mi tengo tutto dentro! Ma questa volta gliel'ho cantata forte e chiaro, col plauso anche degli altri clienti, poi la domenica è filata liscia.
Ma non si fa, Roby, non si fa!qualcuno potrebbe dire: si fa, si fa... con certa gente si fa ed è meglio farlo, dico io. Non riesco ad esprimere la soddisfazione per aver tirato fuori lo sgomento causato dal comportamento di quel deficiente.

Altri accadimenti hanno funestato la mia settimana lavorativa, ma quest'altro merita una menzione speciale. Forse perché non è funesto.
Tra i clienti con cui ho a che fare giornalmente (2/300) sono alcune decine quelli che scelgono di rivolgersi a me per scelta, anche se c'è da aspettare un po' di più, perché sanno che sono cortese e vengo incontro alle necessità di ognuno. Lo faccio spontaneamente: son fatto così. Ciò non di meno questo mio modo aperto e cordiale, ponendolo avanti ad ogni persona, può e crea non pochi problemi quando lo sconosciuto al quale ci si rivolge è un emerito imbecille che cerca di approfittarsene (vedi sopra).
Ma torno ai clienti.
Ce ne uno, berlusconiano convinto, che sa che io sono anti-berlusconiano, ma nonostante tutto ha di me grande stima (per lo meno a parole, eh!): vedendo come mi comporto sul lavoro, sostiene a gran voce (penso che questo tipo non riesca a modulare bene il volume di voce per qualche motivo che mi sfugge) che ho un cuore grande, e sempre, quando ci sono io, lui diserta gli altri commessi per avvalersi del mio "talento" (talento assolutamente negato dalla prima persona di cui ho raccontato: uno che li dovesse sentire entrambi ne rimarrebbe disorientato!).
Questa settimana, credo martedì, ha creduto bene di mettermi al corrente di aver parlato con niente di meno che Silvio B. in persona! E di avergli parlato di me " che c'è questo ragazzo che ha un cuore grande, che non è dalla sua parte ma che merita, che è bravo e buono" ecc. ecc.
Ha cominciato a dirmi che è lui il salvatore dell'Italia, e il partito dell'amore, e bla bla bla... Non potevo certo mettermi a raccontargli tutte le porcate che ha fatto e sta facendo il suo ben amato Berlusconi: sono al lavoro non al bar!
Ragazzi, non ce la faccio più.
Il contatto col pubblico è sfiancante, ma il lavoro serve a pagare le bollette, nonostante il mobbing. Nonostante i clienti che credono di aver tutto dovuto.
Quando si è di fronte ad un commesso, ad un impiegato, ad un operaio, si è anzitutto di fronte ad una persona. A volte potrà essere scortese, o semplicemente trattarti freddamente, ma non si può giudicare da ciò, soprattutto oggi, in quest'epoca dove il lavoro è diventato una merce e nel peggiore dei casi un'arma di ricatto, per di più mal retribuito. Che ne sai che quel commesso che oggi non ti sorride, non abbia appena avuto un lutto, o che abbia appena ricevuto notizia che il contratto per quel lavoro per il quale si è fatto in quattro non verrà rinnovato?
Mai condannare... Tanto verrai giudicato comunque. Ma forse non condannato: qual'ora fossi innocente!
La mia fiducia nella giustizia è ridicola, lo so.

giovedì 22 aprile 2010

Il modello di società imposto


Sono pietrificato. C'è gente che ancora crede che siamo in democrazia!
Addirittura, parlando con molte e varie persone, tutte credono che gli ambienti di lavoro siano luoghi dove regna la democrazia! Cose da pazzi! Ma allora mi chiedo: ma dove vive questa gente? Sono io l'unico sfigato che è capitato in posti dove se non sei perfettamente allineato vieni trattato come una merda? Mi farebbe piacere (essere io l'unico sfigato, ndr), dico sul serio, ma non è così. Credo invece, che tutta la classe operaia, impiegati compresi, siano oggetto di sfruttamento e di vessazione; credo che sia in atto una regressione verso i livelli della metà del 20°secolo, e credo che alla nostra benemerita classe politica non gliene frega una cippa. Anzi, no: gliene frega eccome!
Tuttavia, che non debba essere una democrazia l'ambiente lavorativo, credo sia una cosa giusta in quanto se ogni decisione dovesse essere messa alle votazioni, non si andrebbe avanti col lavoro, e ci si perderebbe in mille discussioni di carattere per lo più personale; ma proprio in quanto non democratico, l'ambiente lavorativo, ha bisogno di una guida gerarchica con competenze certe e, soprattutto, fatta di persone affidabili: esattamente quello che manca. Purtroppo è questo il grave difetto del mondo del lavoro di oggi, vengono cioè mandati avanti personaggi che hanno avuto il loro merito nell'arruffianarsi il loro referente, il quale si guarda bene dal fare una valutazione in base al merito, in quanto, l'inettitudine del primo tornerà vantaggiosa per lo scaricabarile del secondo in caso di necessità. Così va avanti l'affossamento professionale di tutti coloro che osano mettere in discussione la capacità - presunta ma inesistente - del loro "superiore", che prontamente li squalifica a lavori non adatti quando non umilianti e, peggio, fa lo stesso con chi dovesse aiutarli a riscattarsi ma anche solo mostrare loro solidarietà. È qui che dovrebbe entrare in gioco la democrazia, attraverso la costituzione, che implica che una persona non sia diversa giuridicamente da un'altra, e che quindi non debba essere oggetto di violenza discriminatoria per ciò che pensa, e che debba essere messa in condizione di non subire soprusi di alcun tipo: mobbing all'ordine del giorno in tante realtà lavorative.

"Faccia così, dica cosà" tuona la gente, sulle varie problematiche nelle quale si imbatte, pretendendo che la mia voce venga ascoltata dai vertici aziendali. Hanno la testa altrove, evidentemente.
Viviamo in un paese, dove un'impresa esterna che prende in appalto lavori dallo stato, deve aspettare anche anni per essere pagata, con il rischio del fallimento. Lo stato è il primo a dare il cattivo esempio.
Viviamo in un paese dove, chi vuole far bene il suo mestiere, è visto come un rompipalle: si, perché qua in Italia si va' un tanto al metro.
Viviamo in un paese, dove, chi è dovuto emigrare per trovare lavoro, raramente e quasi sempre solo per estrema necessità, vorrebbe ritornare. Viviamo in un paese dove se fai missioni umanitarie, rischi che in caso di necessità lo stato se ne infischi di te. Così come se ne infischia dei lavoratori, lasciando campo libero a tutti i soprusi dei padroni: si, padroni, non più datori di lavoro, ma padroni della nostra vita.
Il modello che si va profilando, per l'Italia, e un po' come quello del Marocco: da una parte gente straricca che vive nel lusso, ville sontuose, macchine sportive, con i figli che frequentano scuole private e che sono distaccati completamente dai problemi di quelli dall'altra parte, quelli che vivono in povertà, stipati in bidonville, che non sanno neppure se arriveranno al giorno dopo, in condizioni di igiene inesistente; in mezzo alle due situazioni estreme, la stragrande maggior parte della gente, di poco al di sopra della soglia di povertà, che vive una vita precaria senza un lavoro sicuro, che manda i figli, con immensi sforzi, alla scuola pubblica, scuola sempre più inefficiente per il continuo taglio del budget a sua disposizione, scuola insufficiente a fornire un'istruzione adeguata a formare individui in grado di contestare la politica, di opporsi alle ingiustizie con cognizione. Dalla scuola pubblica, sempre più, usciranno persone facilmente plasmabili, che si andranno ad aggiungere alla fascia centrale della popolazione da spremere.
Questo è il modello di società che le lobby dominanti vogliono. Lobby economiche, lobby politiche.
Vorrei tanto che la gente non si allineasse: io non l'ho fatto, ed ora sono punito dalla mia azienda. Ma essere in punizione, in questo caso, è un dato positivo. Subisco, ma significa che non condivido la loro gestione delle persone come fossero oggetti. Se ci fosse coesione tra i dipendenti queste cose non succederebbero e, ne sono certo, se ne avvantaggerebbe anche l'azienda. Ma quello che vogliono è la coercizione, il potere di fare ciò che vogliono sulla mente dei dipendenti; in questo caso, essi possono vantare un'impunità maggiore sui torti fatti e sugli incidenti dovuti ad imperizia.
Il degrado delle maestranze, apporta un reale vantaggio economico perché se da un lato ci perde l'azienda sul piano di un cattivo servizio reso da una persona infelice, dall'altro, con il salario misero che pagano, il disinvestimento nelle questioni di sicurezza e la diminuzione sostanziale del rischio reale di un risarcimento per torti subiti dall'operaio, uniamo a tutto questo la speculazione sui beni di consumo che non trovano nessun riscatto dei produttori attraverso la politica di un giusto prezzo (basta pensare a quanto costa in negozio un Kilogrammo di formaggio Parmigiano-Reggiano e quanto costa al produttore farlo: dicesi prodotto civetta), ed il gioco è fatto.
I nostri signori e padroni si arricchiscono sempre più, ci spremono ben bene e poi alla prima occasione ci mollano nel fango. Sindacato dove sei?
Non so negli altri stati, ma in Italia, ormai da almeno due decenni, è venuta a mancare una politica fatta per i lavoratori, a loro tutela, manca un organo di difesa che possa intervenire per lo meno in casi limite di sicurezza e di mobbing - per il quale non esiste ancora una legge! - con pesanti sanzioni e pene certe. Insomma, al momento è un bello schifo.

venerdì 9 aprile 2010

Per non aver problemi


Siamo alle solite.
Ora che Napolitano ha firmato la legge per il legittimo impedimento, si pone la domanda che mette in discussione - per l'ennesima volta - la Costituzione Italiana.
Lo so che sono duro di comprendonio, ma il perché si debba fare sempre, a cadenza quasi regolare da quando c'è il Berlusca, qualcosa di anticostituzionale, non riesco a capirlo. E se lo capisco, non mi va bene. È mai possibile che si dia spazio ad un personaggio simile? Cari miei, ha ragione Travaglio quando dice, nel suo editoriale, che evidentemente, al contrario della legge che modificava l'Art. 18 dello statuto dei lavoratori (che ha respinto senza ravvisarne l'anticostituzionalità!), che non ha firmato, questa sul legittimo impedimento, gli è piaciuta un sacco! Poi non si dovrebbe criticare un presidente così?!? No, dico, siamo all'undicesima legge vergogna che firma in 4 anni! Poi non si dovrebbe credere che siano pappa e ciccia.
Lo ammetto: quando ho saputo che non firmava il ddl sul lavoro, un po' ho esultato. Poco mi importava delle ragioni per cui non lo aveva fatto, riconosco la mia superficialità.

 
Ne emerge una collegamento di intenti che fa presumere il legame Napolitano/Berlusconi lasciando pochi dubbi. Per conto mio, non ne ho.
Un paese allo sfascio. Questo siamo, con il beneplacito della stragrande parte dei nostri fantastici politici.
Proprio in questi giorni, leggo che la TAV costerebbe, senza contare la distruzione del territorio, 4 volte il ponte sullo stretto. Qualcosa come 120 milioni a chilometro(cifra di inizio lavori). Ci ritroveremo l'area devastata ed un debito insanabile. Tanto vale che cominciamo ad arredare un angolo di rovine con qualche cartone e qualche nylon per quando piove. In alternativa potrei cominciare a fare il cecchino con palle di feci, dai palazzi nei pressi di Palazzo Chigi. Vandalo, si, ma per il bene dell'Italia.
Precisando che, essendo io contro ogni forma di violenza, non farei mai una cosa del genere, ecco il vero post:

 
Nonostante la continua denuncia di situazioni al limite del sostenibile, da parte dei lavoratori, nei più disparati settori, le direzioni adottano un comportamento omogeneo: ignorare, fino al limite dell'inoperatività, i problemi che affliggono ora gli strumenti, ora l'operaio, arrivando ad assumere connotazioni d'abitudine consolidate di modus operandi imposte dai vertici dell'azienda. Gli organi di controllo, inesistenti - anche se esistono, ma non si sa a quale scopo, che non sia diverso dall'intascare soldi - non fanno un cazzo per i lavoratori: l'operaio continua a respirarsi merda, a spaccarsi la schiena, l'impiegato continua ad essere sanzionato, a prendersi insolenze non essendo responsabile per disservizi puntualmente segnalati da lui stesso alla direzione, ed a essere punito per situazioni venutesi a creare per insolvenze nella gestione e per averle denunciate al "capetto" di turno.
Consiglio, anche qui, una soluzione drastica: un bel martello!
Se c'è un macchinario o un dispositivo, che non funziona correttamente, ma viene lasciato così perché non si ripara finché non smette di funzionare completamente, col martello si pone fine al supplizio del dipendente infierendo con tenacia sull'oggetto, in modo da rendere necessario, senza dubbi di sorta, l'intervento di un tecnico che ne ripristini la funzionalità. Verrebbe da infierire con la mazza anche sul capo del capo, ma invito a soprassedere per evidenti ripercussioni penali. Fatto sta, che a tutt'oggi, tanti operai ed impiegati, in onor del quieto vivere, si sobbarcano conseguenze anche a scapito della salute, quando non pecuniarie che vanno ad incidere sul già basso salario. Grosso errore: per star bene oggi si sta male per anni! Operai, uniamoci! Cos'è accaduto per cui ci siamo separati a scapito del bene comune? La Manovra! Mi riferisco all'imbarbarimento del sentire comune attraverso lo strumento dei media, il rimbambimento.
Tutto ciò rispecchia - ovviamente - la mentalità popolare di assuefazione al sopruso ("meglio così che peggio!") che ci sta velocemente privando dei diritti ottenuti in decine di anni di lotta sindacale. I sindacati: troppe volte mi son sentito dire dal sindacato" "non svegliare il can che dorme"... Ma siamo noi il can che dorme! Anzi siamo in catalessi! Tra un po' ci seppelliscono vivi! A cosa serve un sindacato, se non a far valere i diritti dei lavoratori? Al momento il sindacato è un apparato inutile, delegittimato anche dalla scarsa adesione che ha in alcuni settori e/o in alcune imprese. A scapito di noi lavoratori, gli imprenditori si stanno facendo loro complici, centinaia di altri operai, con la promessa di chissà quali compensi, che li inducono a trattare i loro pari come fossero merde, promuovendoli a capetti - anche se l'unica attitudine è quella di leccare il culo - in grado di umiliare, senza cognizione di causa, un loro collega che si permetta di dissentire sulla benché minima cosa.
Quello che non hanno capito, è che appena cessano di essere utili allo scopo del loro superiore, essi stessi verranno messi da parte e/o umiliati alla stregua dei loro sottoposti.
Sto sempre più capendo che, a parte quei pochi che mi leggono (lo so che voi siete dalla mia parte o che comunque condividete il riscatto che vorrei per i popoli del mondo!) e quei pochi che leggo, la massa della gente è anestetizzata dalla tv e non gliene frega niente se tanti loro simili, e loro stessi, soffrono per una situazione creata ad hoc da lobby commerciali. Lo scopo è quello di togliere sempre più diritti ai lavoratori per poterli sfruttare sempre più e fare più soldi; soldi che verranno così tolti alla comunità per andare a fermarsi in qualche banca, ad accumularsi, ad arricchire sempre più quel 10% della popolazione mondiale che ha il 40% della ricchezza del pianeta.
Ebbene, do una notizia a quel 10%: non potrete andare avanti così ancora per molto. Ne sono certo.
Mi fermo qua...per ora.

giovedì 24 settembre 2009

"Onorevole"??? Ma va laaa...

Dopo aver letto questa lettera di Don Farinella,
al quale mi inchino, per la lucidità ed il coraggio, col quale si rivolge ad un suo, pur sempre, superiore, ebbene, mi son ritrovato con gli occhi lucidi dalla commozione!
Don Farinella, non sei solo! Oltre a noi della rete, ci sono anche altri preti
sulla breccia dei marciapiedi che ti possono e ti vogliono aiutare, ma questo già lo sai.
Don Gallo, Don Giorgio De Capitani, Don Ciotti, e tanti altri...
Avanti così! Rimettiamo sui binari l'Italia!
E' stata una bruttissima deragliata, ma tutti assieme ce la possiamo ancora fare.
Con l'aiuto di Dio.

Dal Blog di Beppe Grillo
Lettera al Cardinal Bertone, di Don Paolo Farinella.

"Signor Cardinale Bertone,
apprendo dalla stampa che il giorno 7 ottobre 2009, memoria liturgica della Madonna del Rosario, lei ha intenzione di inaugurare la mostra dall’emblematico titolo: "Il potere e la grazia" con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che non posso chiamare "onorevole" perché di "onorevole" nella sua vita pubblico-privata, nella sua politica e nel suo sistema di menzogne non vi è nulla. Se la notizia fosse vera, lei agli occhi della stragrande maggioranza della Chiesa italiana e del mondo si renderebbe complice e si assumerebbe la responsabilità di molti abbandoni "dalla" Chiesa da parte di credenti che sono stufi che la politica della diplomazia sovrasti e affossi la testimonianza limpida del Vangelo. Lei sicuramente sa, come lo sa ogni parroco che vive sulla breccia dei marciapiedi, che quest’anno vi è stata una emorragia nei confronti dell’8xmille che moltissimi cattolici, anche praticanti, hanno devoluto ad altre istituzioni pur di toglierlo alla Chiesa cattolica per le sue ingerenze e connivenze con un governo legittimo, ma ad altissimo tasso di illegalità e immoralità. Questo argomento credo che vi interessi non poco sia come Vaticano che come CEI.Dopo tutto quello che è successo, le testimonianze, le registrazioni, le inchieste, lo spergiuro pubblico in televisione sulla testa dei suoi figli, gli immigrati morti in mare che il governo ha sulla coscienza; dopo la legge infame che dichiara "reato" lo "stato personale", cioè la condizione esistenziale di "immigrato" divenuto "clandestino"
in forza della legge Bossi/Fini; dopo tutto questo lei non può far finta di nulla e farsi vedere in pubblico con Berlusconi o qualcuno dei suoi scherani.Se parlate di morale pubblica e di etica politica, dovete essere coerenti con i vostri stessi principi che spesso esigete dagli altri che non hanno il potere immondo di Silvio Berlusconi, il quale si crede il Messia e "solutus omnibus legibus", visto che concepisce se stesso come sultano e l’Italia il suo sultanato personale. Egli pensa di potere comprare tutto: i tribunali, le sentenze, la compiacenza di prosseneti e lenoni che gli procurano donnine a pagamento per sollazzarlo con orge (e forse anche droga) di cui egli continua a vantarsi pubblicamente fino a dichiarare con spudoratezza che: "il popolo italiano vuole essere come lui". Crede di potere comprare anche il Vaticano, offrendo leggi e favori a richiesta. Valuti lei se le lenticchie fuori stagione valgano una Messa.Lei deve sapere che serpeggia nella Chiesa uno scisma ormai non tanto sotterraneo che sta emergendo di giorno in giorno e bisogna stare attenti che non diventi movimento o peggio ancora separazione, anche perché molti vescovi stanno zitti, ma in cuor loro meditano e in privato imprecano. Non prenda a cuor leggero quello che le dico. Il mio vescovo, cardinale Angelo Bagnasco, e anche lei che mi ha conosciuto bene, sapete che non dico bugie e non parlo mai per sentito dire e di ogni mia affermazione o gesto mi assumo sempre la responsabilità pubblica.Per una volta, come Segretario di Stato, sia prete, solo prete, intimamente prete e disdica ogni appuntamento con un trafficante senza morale e senza dignità che la sta usando solo per affermare che i suoi rapporti con il Vaticano e con il Papa "sono eccellenti".Le accludo la "Lettera di ripudio" che ho inviato a Silvio Berlusconi, e che tante adesioni sta raccogliendo nel mondo credente e non credente. Se lei riabilita Berlusconi, come ha già fatto Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano con l’intervista al Corriere della Sera, nella Chiesa di Dio lei perde il diritto di parlare di Vangelo, etica e moralità.Se Berlusconi riesce a comprare anche il Vaticano con uno scambio di leggi, favori e denaro, sappia che non potrà mai comprare le nostre coscienze di credenti che ogni giorno pregano Dio per la salvezza della "povera Italia" e per la conversione delle gerarchie ecclesiastiche che spesso sono di scandalo e non di esempio al popolo dei battezzati.
Preoccupato e amareggiato, la saluto sinceramente." Paolo Farinella, prete

Lettera completa di don Farinella al cardinale Bertone


Ecco una bella intervista a Don Giorgio de Capitani, con chicca finale
precedentemente postata sul blog Avapxos

giovedì 17 settembre 2009

Lettere dalla rete

Così come ho trovato la bellissima lettera di Tony Cirnigliaro, attraverso le news del blog di Beppe Grillo, ecco che altre belle missive vengo a leggere in questi giorni. Non so da dove e chi le scrive, dal momento che non vi è alcun collegamento ad un blog o ad una pagina web, ma solo due iniziali. Ciò non toglie che siano comunque molto interessanti e centrino il problema che trattano. Magari gli autori degli scritti, che metterò qui di seguito, le leggeranno, così avrò il piacere di fare anche la loro conoscenza, così come è stato con Tony.

Lettere dalla rete
BOSSI, L'ONESTO?!

di B. C.
La Lega, si sa, è sempre stata contraria all'odioso nepotismo di "Roma Ladrona" ed assolutamente estranea al clientelismo tipico della cara e vecchia Dc (e diciamo pure di ogni partito politico esistente).
Il partito del Carroccio, anche questo è risaputo, ha sempre fatto della coerenza la sua più gran virtù e, difatti, Calderoli si è subito precipitato a far la pace con la Chiesa; ribadendo le sue radici cristiane (il fatto che si fosse sposato con un paganissimo "rito celtico" è un trascurabile dettaglio). Umberto Bossi, da sempre un convinto anti-meridionalista, si è sposato invece una siciliana e, sempre lo stesso Senatùr, promotore dell'inferiorità culturale dei terroni, ha visto il figliolo Renzo bocciato per ben tre volte all'esame di maturità.
Il monumento alla coerenza della predica, però, i bravi Leghisti lo hanno eretto solo qualche giorno fa; nominando proprio il piccolo e neo-diplomato Renzo Bossi membro di un "osservatorio" dell'Expo di Milano (che i più maliziosi considerano creato ad hoc per far guadagnare qualche soldino a "Bossino").
Non solo: il Senatùr ha pensato proprio a tutto e, per sistemare al meglio il suo ram(pollo), ha fatto in modo che, l'altro campione leghista di ottime prediche e pessimi razzolamenti Francesco Speroni, nominasse suo portaborse in Europa indovinate chi? Ma è semplice: Renzo Bossi.

Lo stipendio mensile di questo diplomato che è già "Team Manager" della Nazionale Padana sarà di "soli" 12.000 euro. Ma non scandalizzatevi, signori: non prendetevala se voi, poveri plurilaureati 30enni, dovete vivere con 1000 euro al mese e, questa "trota" (così lo definisce affettuosamente il papà) guadagnerà 12 volte di più.
Del resto, chi parla di plateale ed intollerabile caso di nepotismo, non conosce il fulgido curriculum del preparatissimo Renzo Bossi.

Lo riassiumiamo di seguito per buona pace dei lettori.

-Bocciato tre volte all'esame di stato
-Team manager della Nazionale Padana
-Inventore e promotore di "Rimbalza il clandestino"
Insomma: 12.000 euro netti mensili strameritati.

Il prossimo scritto invece, è di uno dei maggiori frequentatori del blog di Grillo,
Libero Dalla Guerra, che ha ricevuto(a pieno merito, anche secondo me)
il massimo dei voti al commento. Libero, io, purtroppo, non sempre ho il tempo di venirti a leggere direttamente sul blog, ma come vedi, rendo noto il mio voto in questa sede.
Vai così Libero dalla Guerra!

Post:
LA MAFIA FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI

commento al post di Libero Dalla Guerra, Forlì

Sapete quali sono gli animali più pericolosi? Quelli feriti.
Come il leone ferito o la tigre ferita.
Perchè sentendosi in pericolo attaccano con aggressività che normalmente non adottano.
Questa è la situazione dello Psiconano.Un animale ferito che vede la sua vita ed il terreno cominciare a cedergli sotto i piedi.
Ed è per questo che ora è più pericoloso che mai.
Perchè pur di sopravvivere, di tirare a campare, di sfangare anche questa tempesta,
è disposto a cose che magari 6-7 anni fa non avrebbe fatto.
Noemi, D'Addario e lo scontro con la Chiesa si sono fatti sentire nei suoi consensi.
Può negarlo quanto vuole, ma ha subìto un contraccolpo non indifferente dalle vicende.
Fini comincia a smarcarsi per diversi motivi, e minaccia di portarsi via una bella fetta dei 100 Deputati di maggioranza del PDL.
Feltri, da buon killer di professione, non ha atteso di far mancare la sua parola in merito.
Bossi, vedendo il suo esecutore materiale cominciare a vacillare, cerca di strappare più concessioni possibili. Bossi fu quello che lo fece cadere nel 1994.
Non nel 2001, ma solo perchè se vi ricordate nel 2001 la Lega non superò lo sbarramento, ottenne solo il 3,9%.
E quindi il Nano sarebbe ora disposto pure a riconoscere la neo-"Repubblica Valligiana della Padania" pur di mantenere il cadreghino.
Stanno riaffiorando come ombre nel passato del Cavaliere le TERRIFICANTI complicazioni con la Mafia. La crisi sta avanzando mostrando tutti i suoi effetti devastanti, alcuni prodotti anche dall'incuria o incompetenza del Governo.
Rendiamoci conto che è un uomo braccato, disperato, vede in fondo al tunnel spalancarsi per lui le porte di San Vittore se non riesce a mantenere la poltrona.
E' per questo che attacca con più violenza di prima i giornalisti non allineati, i programmi TV non allineati, le procure che minimamente ventilano di riaprire i fascicoli delle stragi.
E' terrorizzato!!!
Ed è per questo che è più pericoloso.
Dio salvi quello che ne rimarrà dell'Italia...

giovedì 10 settembre 2009

La Costituzione - Art.3

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Che fine ha fatto, nella coscienza degli italiani, questo concetto?
Sembrerebbe quasi che non sia mai esistito.
Eppure, da qualche parte, qualuno, lo scrisse, e lo Stato Italiano lo avvallò!
Allora come mai ci troviamo alla mercè di questi politicanti\pregiudicati, che di caro hanno solo la loro impunità?
Le fabbriche chiudono, la gente rimane senza lavoro e tutto ciò che ottiene è che la classe politica si fa delle leggi per non essere processata,
per non essere rintracciata quando commette reati e crimini, magari in collusione con la mafia!
Italiani! Non può andare avanti così ancora per molto! Il disagio sociale avanza!
Siamo tutti parte della società, e presto i guai arriveranno anche per chi, fino ad ora, non ne ha subiti!
Basta dare retta a tutte le fesserie che spiattellano in TV, basta girare la testa dall'altra parte:oramai il giochetto è palesemente finito!
Eppure, ancora dobbiamo agonizzare.
Copiate e incollate l' articolo 3 della costituzione sul vostro blog o sito web da qui fino alla decisione della corte,
mostriamo a quei giudici compiacenti con il governo che
NOI VOGLIAMO GIUSTIZIA ED EGUAGLIANZA COME LO DICE LA NOSTRA COSTITUZIONE
perchè è chiaro come dice art 3 che il lodo alfano è incostituzionale, anche un ragazzo di 13 anni lo capisce.
Leggetevi l'articolo di Gioacchino Genchi, fate tutte le vostre verifiche : poi vomitate per lo schifo!
Eccone un brano:

Agli uomini di Cosa nostra non sfugge fin dall'inizio che questo progetto è ambizioso e di difficile realizzazione. Per questo si lasciano aperta un'altra possibilità: cercare rapporti e offrire sostegno a nuove forze politiche nazionali che stanno nascendo sulle rovine del vecchio sistema dei partiti. «Le due strategie già coesistevano», racconta Cannella, «e lo stesso Bagarella sapeva della prossima "discesa in campo" di Silvio Berlusconi».

È Forza Italia, dunque, la carta di riserva di Cosa nostra. I suoi uomini sono informati in anticipo, attraverso canali privilegiati, dei programmi di Forza Italia. Li conoscono addirittura prima che il nome Forza Italia sia lanciato da Berlusconi sul mercato della politica. Prosegue infatti Cannella: «Bagarella, tuttavia, non intendeva rinunciare al programma separatista, perché non voleva ripetere "l'errore" di suo cognato (Riina, ndr), cioè dare troppa fiducia ai politici, e voleva, quindi, conservarsi la carta di un movimento politico in cui Cosa nostra fosse presente in prima persona. Inoltre, va detto che vi era un'ampia convergenza tra i progetti, per come si andavano delineando, del nuovo movimento politico capeggiato da Berlusconi e quelli dei movimenti separatisti...


Legittima difesa: Se telefonando … (oggi più attuale di quando è stato pubblicato: il 21 marzo 2003)

giovedì 27 agosto 2009

E l'Italia va sempre più giù...Parla Marco Bazzoni.

Dopo quanto letto nella lettera che Marco Bazzoni
ha inviato al blog di Beppe grillo,
ma anche dopo il video dove parla Dante De Angelis, che mi riporta al post che avevo fatto poco dopo la strage di Viareggio,
sul blog di MTV, il quale ha ricevuto una marea di visite, ma nessun commento(e che c'era da commentare?), post nel quale ho messo un altrettanto eloquente video, nel quale si parla di sicurezza(che non c'è!!!), ho deciso di pubblicare integralmente, anche su questo blog, la lettera di Bazzoni, al fine di rendere ancora più visibile la sua testimonianza.
Spero che chiunque abbia letto tale lettera, decida di fare altrettanto, così da assumere un significato di protesta contro lo sciagurato comportamento dei nostri governanti, che, invece di cercare di limitare, se non impedire, gli incidenti sul lavoro, con la strage di Viareggio, han fatto si che ci prendessero di mezzo anche chi era a casa tranquillo, o per strada, ma non certo al lavoro.
Ed, oltretutto, chi denuncia la pericolosità sui luoghi di lavoro, cioè prima che accadano disastri, viene minacciato o addirittura licenziato!

La lettera di Marco a Beppe:

"Caro Beppe,
tutti gli infortuni, gli invalidi, le malattie professionali e le morti sul lavoro non sono abbastanza se il Governo Berlusconi ha pensato di smantellare il Dlgs 81/08 (testo unico per la sicurezza sul lavoro) con il Dlgs 106/09 (decreto correttivo), piuttosto che renderlo funzionale.E pensare che il Ministro del Lavoro Sacconi dopo la strage sul lavoro al depuratore di Mineo (CT) dell'11 giugno 2008, che costò la vita a sei operai comunali, annunciò un piano straordinario per la sicurezza sul lavoro.Se per piano straordinario intendeva questo decreto stiamo freschi.Per anni sono state chieste pene più severe per i datori di lavoro responsabili di gravi infortuni e morti sul lavoro e che non rispettano la sicurezza sul lavoro.Ed il governo dimezza la maggior parte delle sanzioni ai datori di lavoro, dirigenti e preposti.Non contento, non potenzia neanche i controlli. Con lo scarso personale ispettivo delle Asl è praticamente impossibile ricevere un controllo. Se va bene un'azienda ne riceverà uno ogni 33 anni.Ma non è finita qui, onde evitare che qualche imprenditore finisse in galera, si è previsto che al posto dell'arresto, possa pagare la multa, e faranno tutti così, statene certi. Inoltre, la salvamanager non è stata cancellata, ma riscritta, non è spudorata come la precedente, ma dà sempre spazio a manovre e cavilli a favore dei manager.Non capisco ancora come Napolitano abbia potuto firmare questo decreto, sapendo che questa norma non era stata cancellata.L'intento della norma è di scaricare le responsabilità dei manager su preposti, lavoratori, progettisti, fabbricanti, installatori e medici competenti.Non essendoci certezza della pena, anche se nella remota ipotesi un datore di lavoro venga condannato per la morte di un lavoratore, il carcere "lo vedrà con il binocolo".Quando penso al povero Andrea Gagliardoni, morto il 20 giugno del 2006 a soli 23 anni con la testa schiacciata in una pressa tampografica nella ditta Asoplast di Ortezzano (AP), al povero Matteo Valenti, morto bruciato, dopo 4 giorni di agonia per un gravissimo infortunio sul lavoro (8 novembre 2004) nella ditta Mobiloil di Viareggio, ai quattro operai morti carbonizzati nell'esplosione alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno (25 novembre 2006), allo loro famiglie che non hanno avuto neanche giustizia ( 8 mesi con la condizionale per la morte di Andrea Gagliardoni, 1 anno e 4 mesi con la condizionale per la morte di Matteo Valenti , mentre quello per la morte dei 4 operai alla Umbria Olii manco è iniziato, e non sappiamo neanche se inizierà mai), mi domando in che Paese viviamo?Ci definiamo una "Repubblica fondata sul lavoro", ma forse sarebbe più corretto dire, una "Repubblica fondata sulle morti sul lavoro".Come si fa a definire civile, un Paese dove ogni anno ci sono 1200 morti sul lavoro? Qualcuno adesso dirà che nell'anno 2008 ci sono stati 1120 morti sul lavoro (secondo l'INAIL) e che c'è stato anche un calo degli infortuni sul lavoro.Ma andrebbe ricordato a quel qualcuno, che nel 2008 c'è stata la più grossa crisi finanziaria ed economica dal secondo dopoguerra ad oggi, e che quel calo dipende più da questo (cassaintegrazione, mobilità, chiusure di aziende), che a una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro.Che poi, se vogliamo proprio dirla tutta, i dati dell'INAIL non sono oro colato, ma solo un punto di riferimento.Questi dati non tengono conto degli infortuni denunciati come malattia, che si stima siano intorno a 200 mila ogni anno, se non oltre, di tutti i lavoratori che muoiono in "nero" che vengono abbandonati fuori dai cantieri o dalle fabbriche.Poi ci sono gli Rls che denunciano la scarsa sicurezza in azienda,che vengono minacciati, multati o peggio ancora licenziati, come è successo al povero Dante De Angelis, la cui unica colpa è quella di aver denunciato prima alla sua azienda, e poi ai mezzi d'informazione la scarsa manutenzione e sicurezza sui treni eurostar.E' passato un anno dal suo licenziamento, ma ad oggi non è stato ancora reintegrato, nonostante le migliaia di firme raccolte a suo favore, nonostante che quello che aveva denunciato si sia rivelato tristemente vero, nonostante il 29 giugno 2009, ci sia stato a Viareggio un disastro ferroviario, che ha fatto a tutt'oggi 29 morti.E intanto abbiamo un ex sindacalista a capo di FS, che va dicendo a destra e a manca, che le ferrovie italiane sono le più sicure d'Europa.Vale la pena ricordare, che dal 14 giugno 2009 è stato introdotto il "macchinista unico", e purtroppo, gli incidenti ferroviari, sono destinati tristemente ad aumentare. Ha davvero ancora senso andare avanti con questa "battaglia" per più sicurezza, o tanto varrebbe mollare qui? Perchè è quello che sto pensando di fare. Spero pubblicherai la lettera." Marco Bazzoni.Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Meditiamo gente...