La sostanza di questo post, praticamente un piccolo pamphlet, è basata
sull'Utopia che si cominci a ragionare con saggezza ed onestà, ai più alti
livelli. Credo che purtroppo sia talmente improbabile che chi governa si renda
conto del crimine che sta attuando, da rendere più probabile la nascita di una
coscienza dal basso che arrivi a scalzarli per rimodulare la politica su temi e
cause che favoriscano la vita invece di distruggerla. Il ché è pura Utopia,
anche questa.
Ovunque si parla di spread,
di debito pubblico, di crescita; come se fosse possibile una crescita continua,
la si intende come rimedio per l'uscita dalla crisi, invece di vedere la
rincorsa ad essa come una della cause.
La cecità delle
argomentazioni in materia economica, che non contemplano minimamente il fatto
di riformare radicalmente la finanza e l'economia, assurgono ormai a causa
principale della nostra rovina, come un treno lanciato ad altissima velocità
dove un macchinista ubriaco non si avvede che il ponte al quale si avvicina è
ormai crollato. Il Mercato ci costringe a vivere secondo le sue leggi
tutt’altro che a misura d’Uomo; il Mercato determina il successo o la disgrazia
di interi Stati, proiettandone le genti in un’opulenza estrema o nella miseria;
il Mercato, dove gli unici che non ci perdono mai sono chi tira le fila a
livello globale, come le Banche, acquisendo sempre più ricchezza, soprattutto,
dal default che qualche Stato ha già sperimentato. Le crisi globali sono
portatrici di ricchezza per le élite, ricordiamocelo. Dall’altra parte si muore
per fame.
Chiaramente vorrei aver
torto. Ma le guerre? Le ingiustizie, i disordini, le proteste? La fame nel
terzo mondo? Le persone che faticano ad arrivare a fine mese? Quelli che non ci
arrivano, a fine mese?
Quelli che hanno molte
ville, gli Yacht, ed un sacco di soldi nei paradisi fiscali?
La cecità di cui parlavo è
una falsa cecità, se si parla di chi governa; è più un guardare dall’altra
parte, il voler mantenere egoisticamente il proprio status. La cecità di chi,
invece, si sforza di capire e di trovare una soluzione al problema senza però rinunciare
alle sue perverse regole, non la capisco: il mondo così com’è sta andando a
catafascio! O ci fai o ci sei, non c’è alternativa.
Occorre un sforzo talmente
grande, per arrivare alla maturazione di uno Stato democratico, ed il gap tra
noi e quell’ipotetico Stato è talmente grande che difficilmente si arriverà a
colmarlo nei prossimi anni. Il cambio di governo io lo vedo come un’aspirina
data ad un ammalato di tubercolosi; non sarà certo, e vorrei sbagliarmi, una
banda ti tecnocrati economisti e banchieri che ci salverà dalle loro stesse grinfie.
Dobbiamo essere noi cittadini a trovare il coraggio di maturare il rispetto per
i nostri simili; il grido di Beppe Grillo “ognuno
vale uno” suona come una beffa se non ci si rende conto che vanno
rispettate tutte le idee, e che vanno tutte messe al vaglio della comunità,
democraticamente, con la Democrazia, quella vera. Il Governo del Popolo implica
che il Popolo abbia la capacità di governare, e siccome così non è, siamo
destinati a rimanere in balìa di gente non eletta democraticamente, grazie alla
scarsa affluenza alle urne; in balìa di nominati, più precisamente cooptati, da
chi in quel modo è salito al potere, creando un’oligarchia che ben poco ha a
che fare con la Democrazia. Per far sì che quel grido di “ognuno vale uno” sia valido, occorre uno sforzo immane di
maturazione: la strada è ancora molto lunga.
Mi dilungo ancora un poco:
visto che ultimamente non scrivo e non frequento molto il web, mi permetto di
essere prolisso.
Leggendo un libro molto bello,
che indicherò alla fine di questo post, ho appreso e capito il pensiero del
premio Nobel Amartya
Sen. Egli sostiene che per
avere una Democrazia non occorrono persone pronte ad averla, ma che le persone
diventano pronte grazie alla Democrazia. I governanti, i politicanti da
strapazzo che ci dominano ogni minuto della vita e ci schiavizzano col lavoro,
hanno il terrore della Democrazia, ma soprattutto della Democrazia Diretta:
temono lo sviluppo di competenze politiche individuali, con le quali sarebbero
costretti a rendere conto alla collettività del loro operato!
Vorrei capire dove vanno a
finire le proteste che ultimamente affollano le nostre città; chi prende in
carico i malumori di un ceto sociale disilluso e furente? Crediamo davvero che
la politica prenda in considerazione i motivi per cui ci lamentiamo? Tecnico o
non tecnico, chi sta seduto a Palazzo Chigi pensa solo a procrastinare quanto
più possibile la sua caduta, e siccome è legato a doppio filo al potere
economico/bancario, ha le carte in regola per riuscirci. Rimane solo la
mobilitazione di ogni singolo individuo, almeno di quelli che se ne sono resi
conto, per creare la paralisi dell’economia. È il cane che si morde la coda: le
banche fanno fallire gli Stati e gli Stati rifinanziano le banche per salvarsi,
indebitandosi con altre banche per avere i soldi da dare alle prime. Così il
debito sale, arrivando a livelli talmente assurdi da non essere reale. Il
debito è insanabile, lo hanno capito anche i bambini; è insanabile perché non
esiste! Basti pensare al concetto di “vendita
del debito”, o di “debito sovrano”.
Bestialità assolute.
Mentre assistiamo al
teatrino della politica lo Stato Sociale si sfascia: ricchi sempre più ricchi,
ceto medio sempre più povero; taglio all’istruzione, alla cultura, soldi
buttati all’editoria, doppi incarichi, doppie pensioni, ai parlamentari, la
classe politica più costosa al mondo. Tagli di due miliardi alla difesa: non ho
parole! L’anno scorso per la difesa hanno speso 27 miliardi, avrei capito un
taglio di 20 miliardi, visto che siamo in una crisi mondiale. Non ho ancora
sentito nessuno che proponga un programma serio per la lotta all’evasione
fiscale, che ci costa ogni anno centinaia di miliardi di euro, e che affossano
e vanificano ogni misero tentativo di dare un servizio pubblico decente; così,
ad esempio, il trasporto pubblico va verso l’estinzione, per lo meno là dove
ancora esiste; della Sanità, della Cultura della Scuola e della Ricerca non ne
parliamo neppure che c’è solo da piangere.
Di tasse sui grandi patrimoni
se ne parla solamente e la legge elettorale, a più riprese definita “porcata”
rimane indisturbata in vigore.
Ma quello che più mi delude,
perché in fondo potrei anche infischiarmene di tutto il resto, è la scarsa
considerazione che si ha gli uni degli altri: la mancanza di rispetto, tra noi
cittadini comuni, spesso anche all’interno dello stesso Ideale Politico. Certo,
i timidi tentativi di costruire un consenso popolare partendo dal basso sono
ancora all’inizio, ma il fondamento principale, io credo sia la voglia di
rispettare chi sia ha di fronte. Se non si ha questo moto spontaneo,
quest’apertura che consente di accogliere le altrui idee senza preconcetti, e
che sta alla base di una costruzione democratica dello Stato, si cadrà
automaticamente nel fallimento, perché è solo dal connubio delle parti migliori
delle idee di tutti noi, dalla sinergia tra persone che si rispettano e
desiderano il bene comune che si potrà costruire un futuro degno di essere
vissuto; diversamente ci saranno sempre dominatori e dominati, ricchi e miseri,
opulenza e morte.
Certo, ho ucciso e ucciderò,
lo ribadisco, non ho gli strumenti per evitarlo; non li hanno la maggior parte
dei cittadini, e sarà sempre più difficile che qualcuno li abbia. Una volta,
cercando di imbastire una normale discussione con qualcuno, ma non riuscendo
neppure a finire una frase, mi sono sentito dire che dicevo buffonate. Avrei
voluto replicare, se ne avessi avuto modo, che non ero ancora riuscito ad
esprimere un concetto, il quale per essere espresso, solitamente, richiede più
di una frase, che pur tuttavia non ero ancora riuscito a portare a termine.
Continuamente interrotto con violenza dagli sproloqui di chi avevo di fronte,
mi sono arreso; ma non ho avuto neppure la tentazione di cedere ai toni
litigiosi abbassandomi allo sproloquio: per litigare proficuamente occorre
sempre un rispetto intrinseco in ambedue le parti, difatti con questo
presupposto non è più litigio, ma confronto di idee, si parla e si ascolta.
Credo sia stata una vera sconfitta: a riprova che non vi è, nel tessuto sociale, la voglia di un
cambiamento che sia favorevole a tutti; non c’è la consapevolezza, in tanta
gente, di come si sta sviluppando il progresso umano, con l’accrescimento delle
differenze sociali, con l’accentramento delle risorse in poche e potenti mani
che decidono, e decideranno sempre con un maggior impatto, per tutti noi.
Il punto è che, come dice
anche il filosofo austriaco Hayek, le società che non maturano, che non trovano la maniera
democratica di stare unite, sono destinate a disgregarsi ed a scomparire;
sarebbe molto più utile sfruttare le esperienze positive maturate nei posti del
mondo dove c’è una democrazia partecipativa, copiarle, prenderle ad esempio;
ovviamente è proprio da questo che sono terrorizzate le nostre élite politiche:
che finalmente sia discusso universalmente il loro operato e che si sappia che
dei modelli funzionanti ci sono e sono alla nostra portata. Invito a scaricare
dal sito di Paolo
Michelotto, gratuitamente, il libro “Democrazia dei cittadini”, ed a
divulgarlo e discuterlo assieme ad amici e parenti. L’alternativa esiste, è
possibile ed è auspicabile attuarla; serve una spinta verso di essa, una forza
enorme che deve venire da tutte le persone unite da questo ideale; occorre la
voglia, proveniente da almeno una parte significativa della popolazione, di
attuare la Democrazia Diretta: gli altri acquisiranno motivazione non molto
dopo, e si sentiranno inclusi in una realtà dove tutti potranno dire la loro sui
temi che fanno parte della propria vita.
Un grazie di cuore a tutti gli amici che hanno
continuato a leggermi ed a commentare, nonostante la mia assenza.
prima...e poi dici che non tiseguo...aspetto il post sul condiviso...
RispondiEliminaHai detto bene Roby, mera utopia il risveglio delle masse. Oggi scrivevo anch'io a riguardo un lungo articolo con diversi link, un filmatino molto interessante che commentavo in questo modo:
RispondiElimina...un pensiero che mi assilla da anni, nella mia vita ho pagato allo stato più di 180 milioni di vecchie lire in 14 anni di lavoro, a che pro? A mantenere i nullafacenti per esempio che ti prendono pure per il sedere, Aboliti i vitalizi per i Senatori eletti a partire dalla prossima legislatura, MA sopratutto, a rendermi complice di omicidi, ingiustizie e sfruttamento!!! Basta, voglio essere in pace con me stesso e sopratutto apprezzo la vita . . .
una , cento finanziarie non risolveranno niente. La crisi si potrà alleviare solo svalutando pesantemente l'euro, stampando altra moneta e posizionandosi a 1euro = 1 dollaro. Le manovre no servono!
RispondiEliminaTi faccio i miei complimenti. Davvero un gran bel post. Ho scaricato il libro e lo leggerò avidamente.
RispondiEliminaGrazie, amici, della visita. Il tempo mi è tiranno, ma cercherò di ricambiare.
RispondiEliminaSpero vogliate contribuire alla divulgazione relative alla Democrazia Diretta ed alla sua applicazione. Abbiamo bisogno di un cambiamento o andrà sempre peggio.
Se ha vinto il Nobel ci sarà un perché ;)
RispondiEliminaBuon post, da leggere ed apprezzare!
Condivido.
Un caro saluto, Sara!
Un esempio di democrazia diretta sono stati gli ultimi referendum, questa volta il quorum è stato raggiunto, ma in passati momenti referendari la partecipazione è stata bassa. Una parte di democrazia delegata è difficile da eliminare.
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