Ho l’impressione di vivere in un incubo: gli accadimenti, soprattutto
degli ultimi 3 anni, sembrano, nella mia povera mente resa vulnerabile e
sensibile dal protratto lavorare in condizioni umilianti, il preludio ad una
catastrofe; considerando la scarsa attitudine dei potenti a valutare l’impatto del loro agire in
rapporto all’ambiente, otre che alla convivenza civile dei popoli (cosa della
quale non potrebbe fregargliene di meno), il 2012 come data della fine del
mondo non mi sembra più così astrusa.
La lettera di Celentano scritta al Corriere della Sera, che mi pare abbia
avuto poco rilievo sui blog, a me invece è sembrata degna di nota, anche se
ancora non ho avuto occasione di approfondire la chiosa finale riguardante
Renzi, e che forse potrebbe essere ironica. Mi informerò dopo aver scritto
questo post, tanto non è rilevante a questo fine.
La quantità di commenti negativi alla sua lettera al Corriere è
rilevante, quanto lo può essere aver chiamato “ipocriti marci”
Berlusconi e Casini; ma qual è la novità? La novità, se così si può chiamare, è
che non ne ha sbagliata una (a parte quella di Renzi che ancora non conosco);
infatti avere una centrale nucleare sul proprio territorio, per quanto si
voglia dire, non è paragonabile al fatto di averne una a 250 Km in caso di
incidente, e molto rilevante è anche il fatto che si debba ancora andare a
votare su un argomento già votato, e che ha sancito l’avversione al nucleare
dell’Italia. Feci un post oltre un anno fa, sempre su quest’argomento,
ma purtroppo mi trovo a doverne scrivere ancora.
Dove stiamo andando? A parte verso una guerra nel Mediterraneo, voglio
dire. Sono piuttosto pessimista: ho smesso di credere che ad un certo punto ci
sarà una presa di coscienza da parte di tutti - anche da parte dei potenti - e ci
si risveglierà finalmente dall’incubo della guerra/disastro
ambientale/violazione dei diritti dell’uomo che, con un piccolo e semplice
sforzo da parte di tutti i governi, sarebbe facilmente risolvibile.
Voglio citare un filosofo greco vissuto tra il 4° ed il 3° secolo
a.c., Democrito.
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Democrito sul mio libro |
Questo filosofo, uno dei padri della filosofia “Atomista”(ma guarda il
caso! Penso che si stia rigirando nella tomba), mi ha particolarmente colpito,
anche se sono all’inizio del mio percorso volto allo studio della filosofia;
percorso che ho iniziato con la lettura di un manuale scolastico prestatomi
gentilmente da un amico. Gli atomisti
avevano sviluppato un pensiero filosofico in un periodo storico chiamato dei presocratici, anche se, Democrito, che
faceva parte ormai degli ultimi portatori di quel pensiero, cronologicamente
era contemporaneo di Socrate (che fremo per leggere).
Democrito diceva, 2300 anni fa’: «Non
devi aver rispetto per gli altri uomini più che per te stesso, ne agir male
quando nessuno lo sappia più che quando lo sappiano; ma devi avere per te
stesso il massimo rispetto ed imporre alla tua anima questa legge: non fare ciò
che non si deve fare». Come dire, almeno per me questo è l’insegnamento, la
mancanza di rispetto per gli altri implica la mancanza di rispetto per se
stessi, e ciò che non si deve fare è esattamente ciò che arreca danno a
qualcuno o a qualcosa, o infrange una legge. «Il bene non sta nel non compiere ingiustizie, ma nel non volerle».
In questa frase si mette in risalto la volontà di perseguire il bene al di là
delle azioni, che possono essere giuste, ma che senza la volontà precisa di
giustizia prima o poi potranno cadere nell’ammettere l’ingiustizia come fine di
bene, cosa inequivocabilmente errata. «Una
vita cattiva ed insipiente non è un vivere male,ma un lungo morire». Questa
frase si commenta da se. È la fase in cui gran parte del popolo italiano è suo
malgrado relegato da una politica che sarebbe quasi auspicabile fosse
inesistente.
Citando dal manuale di filosofia “la
filosofia morale di Democrito fa dell’equilibrio e della misura il supremo
ideale della condotta”, come parlare in marziano se lo si rapporta ai
giorni nostri.
Il valore dell’Etica è immenso per la Civiltà; in una Civiltà i valori
di uguaglianza, rispetto, diritti e doveri da rispettare sono imprescindibili,
e credo sia per questo che vengono minimizzati ed elusi con vili sotterfugi in
palese violazione etica, come, ad esempio, mantenere un’opinione pubblica male
informata ed un livello di scolarizzazione basso.
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Questo libro dovrebbe chiarire il concetto |
Mi trovo ancora a dover dissertare sulla parola individualismo, perché se siamo in questa
situazione è anche per questo motivo: il falso individualismo. Quello in cui ci
vogliono far cadere non è individualismo perché non tiene conto di un’ampia
fascia temporale nella quale misurare i vantaggi personali; vantaggi che ci possono
essere solamente curando l’aspetto collettivo delle scelte, delle politiche,
del vivere.
Bisogna solo far capire a
chi ancora non ci è arrivato, che il falso individualismo personale nel quale
ci fanno cadere, sta alimentando il degrado socio-culturale che ci porta
inevitabilmente ad una perdita di diritti (come già sta accadendo ad esempio nell’ambito
lavorativo); sta alimentando le lobby economiche che, nonostante la crisi, si
sono arricchite sempre più; sta alimentando la nostra caduta in condizioni
peggiori rispetto a quelle che avremmo avuto perseguendo un ideale di
individualismo vero con reali vantaggi personali, fatto di rispetto gli uni per
gli atri, fatto di coesione sociale autentica.
Quelli che si lamentano e che non fanno nulla, che non alzano un dito -
tanto per usare qualche metafora - per cambiare le cose, è come se mi stessero seduti
sui testicoli.