La Costituzione Italiana, Art. 3 : Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

domenica 3 aprile 2011

Lavoro, immigrazione & finanza


Leggendo su un blog, un commento mi ha suggerito una prospettiva che ci induce a pensare in che maniera possano le grandi aziende comprimere i diritti senza che nessuno, a parte i lavoratori e CGIL, un sindacato su 3 dei più importanti, abbia da ridire. A parer mio, il fatto  che ci sia un numero crescente di immigrati che cercano di venire a lavorare da noi, è strumentalizzato a scopi propagandistici, ma non rappresenta un dato negativo sul fronte lavorativo; il governo ha la parte più grande di responsabilità se non c'è una regolamentazione vera nel settore che impedisca alle aziende di delocalizzare impoverendo lo Stato, ed usando sostanzialmente questa minaccia a scopo contrattuale. Oltretutto non capisco come si possano usare gli immigrati per comprimere i salari. Nel mio settore (commercio) ad esempio, si è usata la scusa della crisi dei consumi per giustificare una recessione dei diritti ed un rallentamento molto significativo dell'incremento salariale; tutto ciò a fronte di un'espansione continua e crescente delle aziende operanti nel settore, che non giustifica, quindi, questa presa di posizione: se non vuoi aumentare adeguatamente i salari perché c'è crisi, come mai costruisci di sana pianta un centro commerciale dopo l'altro? Il quadro risulta semplice in un'ottica di incremento del fatturato che non tiene conto di alcuna politica del lavoro, grazie anche al ministro Sacconi, perfettamente immobile di fronte al problema, e schierato, assieme a sindacati compiacenti, dalla parte dei  padroni. Il problema, è evidente, è politico ancor prima che economico: siamo in balia della finanza, che fa soldi sui soldi senza produrre nulla, di conseguenza impoverendo lo Stato, cioè noi;  ed il fatto che la cosa sia legale è dovuto all'intreccio politico/affaristico che si è creato togliendo alla proprietà statale, cioè privatizzando, tutti quegli enti che prima garantivano una certa equità perché non avevano come scopo il profitto, a partire dal denaro, dandolo alle banche, le quali prima non ne erano proprietarie (il signoraggio ne è una nefasta conseguenza), ma che sta proseguendo con il tentativo, ad esempio, della distribuzione dell'acqua, ma che già ha segnato il nostro declino con la compagnia elettrica,  quelle del gas e telefoniche, e che ebbe inizio alla fine degli anni '80 col gesto sconsiderato di Margaret Thatcher di tramutare in azioni private il patrimonio di enti pubblici che fino ad allora aveva garantito a tutti una certa equità; subito preso ad esempio da tutto il mondo occidentale, a favore di un capitalismo sfrenato che ci sta portando verso il baratro.
Ecco dunque la rincorsa al ribasso del costo del lavoro, che non produrrà altro che un impoverimento progressivo dei ceti medi senza per questo intaccare minimamente i grandi gruppi, le multinazionali, che non dovranno fare altro che delocalizzare, ribassare. Ma fino a quando? A tutto c’è un limite.

5 commenti:

  1. Analisi che condivido. C'è un piano di privatizzazione che purtroppo non nasce solo nella testa dei governanti italici, ma parte da assurde direttive europee gestite ad arte. Un piano nato negli anni '80 dal punto di vista ideologico e che ci ha impoveriti sempre di più. La cosa a tutti è nota, ma continuano su quella strada. Penso che i prossimi REFERENDUM siano una buona occasione (non la sola e non da sola sufficiente), per ingranare la marcia contraria.

    RispondiElimina
  2. Vallo a dire al cittadino medio che lo Stato è anche lui. Perchè questo concetto non è chiaro alle massaie

    RispondiElimina
  3. Caro Roby,
    sono già passata sul blogdrome e ora (scusa se esco di tema un'altra volta!) passo anche da te per RINGRAZIARTI di essere stato fra i primi ad aderire alla nostra idea bislacca (ma di sicuro scevra da qualunque interesse peloso)!
    Ora ti informo che dopo un anno di duro lavoro fatto nei ritagli e di notte, il Loving Army è finalmente in rete.. lo trovi qui:
    http://lovingarmy.org

    è ancora molto incompleto, ma pian piano lo stiamo riempiendo di contenuti: critiche e suggerimenti molto graditi. ;-)
    e grazie se vorrai aiutarci a diffonderlo con un post, una nota una news.. che ne so, qualunque cosa!

    Un abbraccio microbico, <3

    RispondiElimina
  4. Fino a quando? anche per sempre caro, purtroppo il capitale va fermato altrimenti arriva a un ricco e 99 poveri questo è il suo percorso e non è un mistero per chi ha letto qualcosina tipo Marx-Luxemburg, e mi sono limitata a citare due grand*.
    Personalmente continuo la mia lotta tutti i giorni della mia vita, non basta lo so, ma non posso rinunciarci, sono una tesserata ad un partito e iscritta ai COBAS ma le manifestazioni non bastano se poi ci si divide e le sinistre in questo sono davvero all'avanguardia, fa male dirlo ma è così.
    Ciao perdona la mia amarezza.

    RispondiElimina
  5. @Alligatore, sono d'accordo con te, il referendum, in generale, anche se non sufficiente, rimane una delle armi indispensabili per attuare un minimo di democrazia dal basso... Si spera che questo pensiero si espanda il più possibile.
    @Inneres Auge, penso che tu volessi dire alle "masse", o veramente intendevi le massaie?
    @Ondina, non è necessario che tu mi ringrazi, poiché abbiamo intenti comuni, ed il tuo sito è meraviglioso!Strepitosa l'avance a Marco A.L. ... Io avrei ceduto all'istante (ma forse lo ha fatto ?)
    @EcateCassandra, la tua è anche la nostra amarezza allo stato delle cose. Io non ho tessera di partito, ma sono iscritto al sindacato e faccio l'R.S.A., e l'amarezza nel constatare il menefreghismo dei miei colleghi di lavoro, in certi momenti mi spingerebbe a mollare tutto, ma non posso rinunciarci neppure io: come si fa a rassegnarsi allo strapotere dei padroni ed all'ignoranza complice di tanti dipendenti? Devo provarci di continuo, a destarli. Se non per loro, almeno per me stesso.

    RispondiElimina

Non scrivo molto, ma è molto il piacere nel leggere come la pensa chi mi legge. In questo piccolo spazio web è gradito l'intervento di tutti, anche anonimi e/o contrari alle cose che penso e scrivo, poiché è attraverso il confronto tra idee diverse che ci può essere una crescita intellettuale volta alla soluzione dei problemi. Tuttavia non sono graditi spam, turpiloquio offensivo ed attacchi gratuiti.